Nella mia vita di prima ( a.A. : avanti Andrea ), quando mi svegliavo la mattina, non volevo parlare con nessuno, dicevo " buongiorno " con un cenno della testa, ero intrattabile per almeno un'ora ( ma forse anche durante il resto della giornata non ero poi cosi simpatica, ah ah ah ah ).
Totalmente d'accordo con Sartre : " L'inferno sono gli altri a colazione ".
Mia mamma lo sapeva e non mi rivolgeva neanche la parola, comunicavamo a gesti, come i sordomuti !
Poi è arrivata la vita d.A. ( dopo Andrea ).
Stamattina, come ogni mattina da quasi tre anni a questa parte, ho parlato ininterrottamente dalle 7.15 alle 8.31, ho rincoglionito mio figlio di chiacchiere, storie, parole, per distrarlo dal pensiero di andare a scuola.
Ci sono riuscita: è salito in macchina sorridente, mi ha mandato i bacini dal finestrino e se n'è andato tutto allegro.
Poi Cédric mi ha detto che, appena entrato in classe, si è messo a piangere e non voleva staccarsi dalla sua gamba.
E che c'erano tanto bimbi che piangevano, il che ci fa pensare che magari i suoi non sono solo capricci ma ci sono delle ragioni valide per entrare in panico appena arriva a scuola.
Forse i bambini sono troppi, la classe è troppo numerosa, forse le maestre li sgridano, o non hanno tempo da dedicare a tutti...
Mille dubbi mi vengono, mille paure.
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