Mia nonna Margherita cucinava bene, benissimo.
Amavo tutto della sua cucina, o quasi.
Cucinava con molto, moltissimo olio, sale q.b. per rendere le pietanze saporite e aveva un menù vario ma abitudinario.
Il menù previsto per quando c'erano ospiti a casa ( fossero pure figlie e nipoti ), era sempre lo stesso:
pasta e sugo, cotolette, patate fritte, insalata verde, frutta, caffè.
E un dolcetto per chi non prendeva il caffè, cioè io ( " sennò pare brutto che non ti mangi niente ", diceva, anche se avevi appena terminato un pasto da 2000 calorie ).
Il venerdi si mangiava pesce, obbligatoriamente.
Pasta col pesce, sogliola, spigola, calamari.
Mai una bella impepata di cozze.
Vabbè, del resto quelle sono frutti di mare, mica pesci !
Una volta alla settimana frittata con le patate, insalata verde tutti i giorni e, se era poca, " insalata di rinforzo" cioè funghi, carciofi, melenzane, tutto sott'olio.
Minestrone, legumi, raramente salumi.
Amava molto la carne, odiava i formaggi, non poteva neanche sentirne l'odore, figuriamoci mangiarne.
Ha trascorso la sua vita in cucina, amava cucinare anche se non si cimentava quasi mai in piatti nuovi o elaborati.
Ogni giorno, subito dopo pranzo, quando eravamo ancora a tavola seduti a riflettere sul numero di giorni di dieta di cui avremmo avuto bisogno per smaltire quel pasto, lei faceva la fatidica domanda:
" allora, che prepariamo domani ? ".
Il suo chiodo fisso, la sua preoccupazione costante: cosa cuciniamo ?
Ma la sua era una domanda retorica, il suo menù era prestabilito.
Raramente, e solo in casi eccezionali, ha accettato dei suggerimenti.
E se n'è sempre pentita ( e pure noi che li abbiamo dati, se non altro per tutte le critiche, sue, che abbiamo dovuto sopportare ! )
Anche mia mamma mi domanda " che cosa cucino oggi ? " ma nella sua voce c'è la disperazione di chi andrebbe avanti a panini, se potesse.
Quando inventeranno la pillola sostitutiva dei pasti, lei sarà lì, in prima fila, volontaria per la sperimentazione su cavie umane !
Diciamo che non ha ereditato la passione di sua madre.
La nonna non cucinava di sera.
Era stanca e non vedeva bene e quindi delegava alla figlia la preparazione della cena.
Non sovrintendeva neanche, come faceva invece durante i giorni di festa.
Le sue figlie ai fornelli e lei lì, seduta, che scuoteva la testa in segno di disapprovazione per quell'usurpazione di ruoli, e borbottava: " quando troppi galli cantano, nun fa mai giorno ", riferendosi alla presenza di troppe donne nella " sua " cucina.
Quando un'amica, una vicina o una delle figlie le raccontava di aver preparato una ricetta in modo differente da come faceva lei, ascoltava per un pò, poi la interrompeva e diceva:
" Naaa, nun mi piacia, io a fazz accussi "
( mia nonna era napoletana ) e via a dare la sua ricetta, l'unica e la sola ammissibile.
Per mio nonno, da quando aveva avuto l'infarto, lei cucinava diversamente, cioè completamente senza sale, e con pochissimo olio.
Mi ricordo che il nonno pranzava prima degli altri, in cucina. Come la servitù!
Povero nonnino mio !
Ma lei lo faceva per il suo bene, naturalmente.
Gli preparava molte verdure cotte, ma per lui non c'era la parmigiana o i carciofi ripieni che proponeva al resto della famiglia.
Mi ricordo una delle mie cugine perennemente a dieta che implorava
" nonnina cara, non mettermi nel piatto altre melenzane ripiene, sto a dieta"
e lei rispondeva pronta
" ma ch fa? sò verdure. " .
Per il nonno solo verdure cotte, scaldate, senza sale nè olio.
Una purga.
Però non l'ho mai sentito lamentarsi di quello che gli preparava sua moglie.
Altri tempi.
Non per niente sono stati insieme 60 anni !