domenica 29 dicembre 2013

Coppie

Cos'è che fa funzionare una coppia? cos'è che la rende " speciale "  cos'è che la fa crescere insieme e andare avanti nonostante la quotidianità, i figli, i problemi, l' abitudine ?
Cos'è ?

Perchè l'amore si trasforma, dopo tanti anni diventa quasi un'abitudine, non c'è più l'emozione dei primi tempi, non c'è più quell'adrenalina, quella voglia di stare sempre insieme senza sentirsi mai stanchi nè sazi.
Quando poi si vive insieme, la quotidianità davvero uccide il romanticismo.
Non parliamo di quando arrivano i figli: bisogna tenerlo bene a mente che si è una coppia sennò si finisce per essere solo mamma e papà.

Allora quali sono le coppie che funzionano?
Quelle che condividono ogni passione, ogni hobby, tutti i sogni ?
O quelle che non condividono niente e si arricchiscono reciprocamente delle loro differenze ?
E come si fa a conciliarle ?
Bisogna mettere dei limiti ?
" Va bene, vai a giocare a calcetto ma solo una volta alla settimana ", " ok, esci con le amiche ma una volta al mese, e a mezzanotte a casa ".
Bisogna lasciare correre, fare finta di niente, controllare il cellulare, dubitare, fidarsi ?
Gli uomini che ho amato erano molto diversi da me.
Passioni diverse, interessi diversi, gusti diversi, persino del gelato !

Le cose in comune le ho avute sempre solo con gli amici, non mi sono mai innamorata di qualcuno che mi somigliasse.
Di qualcuno che ammiravo , si.
Di qualcuno che mi faceva ridere, si.
Quasi sempre.

Qual'è il segreto per far durare una relazione ?

Forse quelle che durano sono quelle che, per paura, non si vivono fino in fondo, quelle che rimangono a metà.

Perché sono delle fantasie.

Come può la quotidianità competere con una cosa che non é reale, non lo é mai stato e mai lo sarà ?

sabato 28 dicembre 2013

Back home



Domani si torna a casa, nel freddo nord !
Con questo sole e questo calore nel cuore e sulla faccia, non è che ne abbia una gran voglia.

Sono state delle vacanze particolari.
La sinusite maledetta mi ha tenuta in casa più del voluto, e alla fine, dopo tutti i miei tentativi, oggi la dottoressa mi ha comunque dato l'antibiotico.

Maledizione!!!

Comunque, a parte questo, a parte il casino a casa e nella casa del piano di sopra, sono state vacanze troppo brevi.

Non sono riuscita ad incontrare tutti gli amici che avrei voluto vedere.
Ognuno preso dalla propria vita, dai propri impegni quotidiani.
Non è che arrivo io e tutti possono essere disponibili per me.

Però mi dispiace, vorrei che ci fosse tempo per tutti, abbracciare tutte le persone che amo, fare chiacchiere come ai vecchi tempi.

No, questa volta non sono soddisfatta.

Ho persino trascurato il mio appuntamento quotidiano con il gelato del bar Moka.
Ne ho mangiato solo uno.
No, dico, UNO !
Che vergogna !

Oggi, per recuperare diciamo, mi son fatta fuori una bella brioche con cioccolato e nocciola che resterà indelebile sulle mie papille gustative per i prossimi sei mesi !

Ho parlato troppo poco con gli amici più importanti, il tempo non basta mai.

Già mi mancano.
E non sapere quando tornerò, ecco, questo mi mette davvero in crisi.

Certe volte odio vivere cosi lontana da... tutti !
Soprattutto perchè ho amici ( e familiari ) che si sentono alberi, e non si muovono da questa città neanche sotto tortura !

Domani si parte !

Uff !

mercoledì 25 dicembre 2013

Maleducazione

Il mio livello di sopportazione è molto, molto elevato, nonostante i miei genitori dicano che sono intollerante.

Non è affatto vero, sono molto tollerante altrimenti adesso non sarei qui seduta sul divano ma al piano di sopra a prendere a parolacce e pedate le persone che abitano nell'appartamento proprio sopra a quello dei miei.

Capisco che non viviamo in un eremo sperduto sul cucuzzulo di una montagna e che le mura di questo palazzo sono di pastafrolla; capisco anche che sono giorni di festa, ci sono ospiti in ogni casa e gli orari di pranzo, cene e penniche varie sono sotto sopra.

Ma a tutto c'è un limite, e mi riferisco alla pazienza, certo non alla maleducazione.

Soprattutto quando non si tratta di una cosa di poche ore  o giorni ma una maleducazione e un menefreghismo che imperano da anni.

La signora, chiamiamola cosi, non usa pantofole ma zoccoli e tacchi.
Li indossa appena scende dal letto la mattina, alle 6, ogni santo giorno, festivi inclusi.
E picchietta avanti e indietro per tutta la casa, apparentemente senza ragione perchè non capisco come possa agitarsi tanto tutto il giorno.

A questa già di per sè deprecabile abitudine di usare in casa calzature da marciapiede ( nel senso che dovrebbe indossarle solo per uscire; non volevo sottindere niente ! ) , aggiunge una personale mania di pulizia.
Pulisce, pulisce continuamente.
O, almeno, questo è ciò che suppongo dato che la sento spostare sedie, letti, tavoli e quant'altro tutto il tempo, ovviamente sempre trascinandoli da una parte all'altra.
Gli adesivi da mettere sotto i piedi dei mobili per evitare, appunto, di fare rumore spostandoli, devo supporre le siano sconosciuti.

Ma che diavolo ha da pulire tutto il giorno, tutti i giorni ?
Dalle 6 del mattino alle 2 di notte ?
Deve avere una casa lucida come uno specchio.
Potrebbe venire un pò a casa mia, ogni tanto, così, per cambiare.

A volte, si dedica invece alle pareti.
Allora è tutto un martellare, inchiodare, scrostare...

Non li sopporto più.

Mia mamma dice che sono intollerante, che lei è talmente abituata che non ci fa neanche più caso, che bisogna avere pazienza se si vuole avere buoni rapporti con i vicini di casa.
Sono assolutamente d'accordo e sono molto paziente, ma non a scapito della mia salute o del mio riposo.
Inoltre, non vedo proprio nessun motivo per avere dei buoni rapporti come quelli che abbiamo con queste persone, che si risolvono in un saluto di cortesia quando ci si incontra al portone.
E poi perchè dovrei volere dei " buoni rapporti " con qualcuno cosi maleducato ?

Quando ci siamo trasferiti in questo appartamento, più di dieci anni fa, i figli della signora in questione stavano imparando a suonare la batteria. Passavano dalla stanza al garage ( sotto la mia finestra ) sempre con quel  "tummetumme " ( come lo chiamava mio padre ) nelle orecchie.
Ma almeno erano ragazzini, quindi giustificabili.
E poi comunque uscivano, avevano gli amici, le serate fuori.

Questa qui è pazza.
Non si può cominciare a pulire la casa alle 6 del mattino, sui trampoli per di più.

Siccome è Natale e mi sento ipocritamente più buona come tutti, ho deciso di farle un regalo: un bel paio di pantofole morbide morbide.
Magari avrebbe capito il messaggio subliminale.

Mia mamma me l'ha impedito, dice che a casa sua si fa come dice lei, quindi si tollera.

In questi momenti sono tentata di dare ragione a Cédric e cercare una casa sperduta sul cucuzzulo di una montagna e andare a viverci domani stesso.

Per fortuna dura un attimo e poi mi ravvedo.
E opto per una soluzione meno estrema: i tappi per le orecchie !

Buon Natale a tutti !

venerdì 20 dicembre 2013

Sinusite

L'aria di questa città mi fa male.

In aggiunta al raffreddore, mi è venuta la sinusite; mai avuta prima !
Me la sono autodiagnosticata dai sintomi !

Ieri ho passato il pomeriggio a letto, al buio, nell'illusoria speranza che se ne andasse cosi com'era venuta.
Dopo 8 ore mi sono arresa e ho preso un antinfiammatorio.
Credo di aver preso l'ultimo più o meno...15 anni fa.

Mia madre, nota ai più come Cassandra, ovviamente mi aveva già dato diagnosi e ricetta medica all'ora di pranzo ma io ho preferito seguire il mio personale protocollo medico che prevede riposo, silenzio, meditazione, concentrazione e niente farmaci.
Dopo otto ore senza risultati, sono passata al protocollo numero due, quello delle parolacce, propedeutico al numero tre, quello farmacologico.

Io versavo quello schifo di polverina antinfiammatoria nel bicchiere e mia mamma osservava ma taceva.
Meglio: la sua bocca taceva ma la sua mente era rutilante di saccenza.
La frase della rivalsa, che tutte le mamme pronunciano milioni di volte nella vita, era li, sulla punta della sua lingua, ma l'amore materno ha prevalso sull'orgoglio, e ha taciuto.

Tanto lo sa che avrà altre mille occasioni per pronunciarla !

Oggi pomeriggio, dopo una mattinata abbastanza tranquilla, ecco la sinusite maledetta che torna.
Ho cercato un pò di notizie sul web e ho pensato di passare ai rimedi della nonna.
Suffimigi con acqua bollente, camomilla e bicarbonato.
Sono stata con l'asciugamano in testa e il vapore sulla faccia per mezz' ora ma il dolore non accenna a diminuire.

L'unico lato positivo è che mi sono fatta la pulizia del viso gratis!

Dunque, ancora, di nuovo, maledizione, antinfiammatorio !
E siccome bisogna prenderlo a stomaco pieno, susumella al cioccolato !

Per darmi un tono di fronte a Cassandra, e non darle piena soddisfazione della mia resa alla medicina ufficiale, mi sono messa sulla fronte una fascia calda di colore blu che, secondo la cromoterapia, dovrebbe alleviare l'infiammazione.

Lei non ha aperto bocca ma l'ho sentita ridere a crepapelle appena ha messo il naso fuori dalla porta di casa !

Adesso sembro Sandokan dopo la permanente e senza trucco.

Qualcuno salvi Cédric !!!

mercoledì 18 dicembre 2013

Parrucchiere

Oggi sono stata dal parrucchiere.

Di solito faccio un taglio a tenuta annuale e l'ultimo l'ho fatto ad agosto; oggi, però, ci sono andata perchè i miei riccioli non sono più quelli di un tempo.
Tutti danno la colpa alla gravidanza ma io ho notato un peggioramento solo da un anno a questa parte.

L'acqua in Belgio fa schifo, è calcare allo stato puro.
Le ho provate tutte: risciaqui con aceto, impacchi di olio di mandorle, gel che definiscono e danno lucentezza e morbidezza.
Ma quando mai ! Non funziona niente, quell'acqua maledetta me li ha seccati come acciughe sotto sale.

Il colpo di grazia me l'ha dato il mio ex parrucchiere al quale avevo chiesto di sfoltirmeli un pò ché non mi piace andare in giro con la chioma di una leonessa, soprattutto se è sfibrata.
E lui che fa? usa una forbice che da una parte ha una lama e dall'altra è seghettata, mi ha completamente rovinato i capelli, distrutti, finiti.

Ho valutato l'ipotesi di comprare una parrucca ma costa troppo.
Senza contare che il biondo platino non mi dona, e la frangia ancora meno!

Dunque, la nuova parrucchiera mi ha consigliato un leggero sostegno per " risvegliare il ricciolo sopito ".
Più che sopito, morto, defunto.

Si, vabbè, tentiamo questa resurrezione!

Mi sono seduta sulla poltrona all'una, ora di pranzo, consigliatami da mia mamma, esperta nell'evitare file di qualsiasi genere.
Sono uscita da quel salone tre ore dopo.

Allucinante !

Per tutto il tempo la televisione è stata accesa sul canale che trasmetteva Beautiful ( e, a seguire, altre soap dello stesso genere ).

Ma perchè, ancora esiste Beautiful?

Siccome lo ignoravo, le ragazze mi hanno edotta in materia: Brooke ancora campa, anzi, tutto ruota intorna a lei, soprattutto mariti, amanti, ex e trombamici.
Ho saputo che Stephanie, la matriarca, è morta ma resuscitata in un corpo più giovane, quello di un'altra attrice.
Suo marito Eric, centenario, sarà stato contento.
Ridge è fuori dal cast, da vivo. Qualcun'altro ce l'ha fatta solo morendo, ma nella vita reale !!!

Ma la cosa più allucinante erano i commenti: quando Brooke è entrata in scena, con il suo ultimo amante, cioè il marito della sorella, tutte le donne presenti in sala si sono scatenate: " sta zoxxxxa, sta pxxxxxa, guarda guarda, che figlia di xxxxxxx...".

Poi una di loro, mossa a pietà, ha specificato: " si, vabbè, ma nella vita reale è un'altra cosa, non sarà mica cosi davvero, Brooke ".
Le ha dato il beneficio del dubbio, è già qualcosa !

Non vedevo l'ora di alzarmi da quella poltrona, con tutte quelle chiacchiere inutili non sono riuscita a concentrarmi sulla lettura altamente culturale che stavo facendo, ergo non sono riuscita ad arrivare alla fine dell'articolo in cui si parlava del nuovo fidanzato minorenne di Lory Del Santo, un tipo tutto muscoli e zero cervello, almeno a giudicare dall'espressione bovina che aveva stampata sul volto ( certo, anche il fatto che stia con la Del Santo non depone a suo favore ).

Mi hanno tenuta sotto il casco, con i bigodini in testa, per un'ora, più shampoo, fissaggio ( !!! ), crema, srotolamento di bigodini ecc ecc.

Alla fine dell'asciugatura sembravo una pecora !

Volevo solo riavere i miei riccioli invece adesso somiglio a Lenny Kravitz !

E ho dovuto pure pagare, per questo !
Per non parlare del fatto che ho lottato un'intera adolescenza per domare queste chiome ribelli, e ho passato ore e ore a farmeli stirare con phon e piastra nel ( vano ) tentativo di somigliare ad una donna e non ad un riccio ( per inciso, alla fine di ogni stiratura, l'unica donna a cui somigliavo era una monaca, il che non era esattamente il risultato a cui aspiravo ).

Stefania, la boss del salone, soddisfatta mi ha detto: " Stai benissimo, e vedrai che ogni giorno che passa saranno più belli. Adesso puoi farli crescere finchè vuoi ".

Certo.

I fans sono avvisati, Lenny is back !!!

domenica 15 dicembre 2013

Casa

É veramente il colmo !
A Namur ci sono 4 gradi e non mi sono beccata neanche un mal di gola.
Sono arrivata a Crotone, 15 gradi, e ho un raffreddore terribile.
Sono in poltrona con plaid e cioccolata calda, Cédric mi ha detto che sembro sua nonna.
Sò soddisfazioni.
Comunque oggi ho fatto l'albero, di Natale, voglio dire ( al presepe aveva già pensato mia mamma ).
In teoria avrebbero dovuto aiutarmi anche Andrea e Alice, in pratica erano troppo occupati a giocare-litigare tutto il tempo.
Cédric, mosso a pietà ( parole sue ), mi ha dato una mano e ha sistemato l'illuminazione.
É bellissimo, ciuffo al punto giusto,come deve essere un vero albero di Natale.
Stamattina passeggiata sul lungomare, sole, caldo e neanche un alito di vento.
Allora perché erano tutti imbacuccati come se stessero andando a sciare?
Noi veniamo dal gelido nord e va bene, é normale che le temperature locali ci ricordino la nostra primavera, ma oggi era ( quasi ) primavera davvero !!!
Mistero !
Del resto, mia mamma accende il riscaldamento in casa, dunque...
Siamo felici di essere qui, per tutte le ragioni immaginabili e non.
Il più felice di tutti é mio marito, non sa cosa mangiare per prima.
Mette in bocca qualcosa, qualsiasi cosa, dal caffé al pane con l'olio, dal limone all'insalata, mi guarda con un'espressione ebete sulla faccia e sorride, poi mi dice :
" che buono ".
<< si, ma il caffé é lo stesso che bevi a casa, e pure l'olio, dato che i miei ce lo spediscono >>.
" Che ci posso fare? Qui é più buono !!! ".
Come ribattere ?


mercoledì 11 dicembre 2013

Sito web

Cari voi,

dopo il blog, ecco il mio sito web: www.micachef.it .

Non è terminato, e probabilmente mai lo sarà, mancano ancora tante foto, tante pagine, commenti ecc ecc, però c'è, è on line!

Se vi va di dargli un'occhiata, ogni tanto!

martedì 10 dicembre 2013

Tranquillità

Stamattina il pupo è venuto nel lettone e si è addormentato per un pò.

Poi si è svegliato e ha cominciato ad esplorare le profondità del suo naso con le dita alla ricerca di cacchinoni!

Gli ho detto di smetterla un sacco di volte e lui mi ha ignorato.

Al mio ennesimo rimprovero ( ovviamente suo padre ha continuato a dormire o a fingere di farlo ) mi ha detto: " mamma, mi lasci tranquillo che sono occupato ? ".

Qualcuno mi salvi!

lunedì 9 dicembre 2013

Aerosol

Andrea è di nuovo raffreddato, con una tosse da fumatore incallito.
Che stress !!!

Questa settimana è previsto sole tutti i giorni. Freddo ma con il sole !
Potrei approfittare.
Potrei.

Intanto per lui oggi niente scuola. L'avrei anche mandato se non fosse che, con qualsiasi temperature e in qualsiasi condizione fisica siano i bambini, nella ricreazione si sta in cortile.
Punto e basta.

Non sono la tipica mamma italiana che si preoccupa della maglia della salute e se non ci sono almeno 15 gradi non si esce di casa, e senza vento perchè sennò il pupo si innervosisce; so bene che il freddo tonifica e rinforza, che basta avere l'abbigliamento adatto.

Però, dopo che Andrea ha avuto la febbre per tre volte il mese scorso, ho pensato che forse un giorno a casa non gli avrebbe fatto male, e farlo vedere da un dottore neanche.

Il suo abita proprio dietro casa, è' un uomo giovane e cordiale, gentile, paziente, sempre sorridente.
Ovviamente Andrea lo odia!
Non è che proprio lo odia, diciamo che non ne gradisce la compagnia.
Visitarlo è un'impresa, comincia a piagnucolare già nella sala d'attesa.
Se il dottore riesce in qualche modo ad auscultare i suoi bronchi, solo dopo averlo fatto prima con i miei per dimostrargli che non è un'operazione letale, è praticamente impossibile guardargli la gola.
Non c'è distrazione/promessa/corruzione che tenga: piange, si agita, urla ( ma con la bocca serrata: mistero ! ), si dimena cosi tanto che suo padre e io non riusciamo a tenerlo.
Non ha due braccia, ne ha 40, sembra la reincarnazione della dea Kalì !

Alla fine della visita, noi due siamo sudati come minatori dopo una giornata di lavoro, il dottore sempre sorridente e pacioso come se avesse appena finito di bere una tazza di tè.
Bisogna avere un dono per fare il pediatra, altrimenti si impazzisce.

In ogni caso, gli ha prescritto l'aerosol.
Due volte al giorno.
Si.
Certo.

No, dico, ma ha visto bene la sua reazione quando cercava di misurargli la febbre?
E lo ha fatto con un termometro modernissimo, di quelli che li tieni a dieci centimetri dalla fronte e sul display appare la temperatura!

Ad ogni modo, fedeli al dettato della medicina, abbiamo noleggiato in farmacia l'apparecchio necessario, comprato le medicine e siamo tornati a casa fiduciosi.
Cioè, suo padre era fiducioso, io non ho pronunciato parola perchè già sapevo come sarebbe andata a finire.

Andrea, non appena ha visto la mascherina da mettere sul viso, si è irrigidito, non ha voluto neanche toccarla.
Ma il bello è stato quando suo padre ha acceso l'aerosol che, diciamo, non deve essere proprio di ultimissima generazione, e neanche penultima, considerando che fa più rumore della centrifuga della lavatrice.
Andrea ha spalancato gli occhioni e ha cominciato a gridare " Noooooo ", mentre suo padre cercava di convincerlo di quanto potesse essere divertente ( Yuppi !!! ), con tanto di prova pratica sulla sua, di Cédric, faccia.
Suo figlio ha pensato bene di darsi alla fuga.

Non ho pronunciato la frase della rivalsa ( " te l'avevo detto " ) però lui sapeva benissimo a cosa stavo pensando !!!

Quindi adesso l'aerosol è in bella mostra su un ripiano del bagno e, ogni volta che lo vede, Andrea dice : " mamma, io non me la metto quella mascherina ".
<< Va bene amore, non te la mettere >>.

Poi, appena si addormenta, et voilà l'areosol ca marche!

Dove non arriva la forza, arriva l'ingegno !!!

Povero cuzzupino mio !!!

venerdì 6 dicembre 2013

Dubbi esistenziali

Non vi vengono mai i dubbi esistenziali del tipo:
 
ma che campiamo a fare?
che vita è?
 
Nasci, cresci, vivi, muori e in mezzo c'è una vita...normale, che quando è finita chi si ricorderà di te?
 
Lavori, lavori, LAVORI per fare soldi e andare in vacanza quei quattro giorni all'anno, per pagare le tasse, per comprare oggetti inutili, per pagare le medicine perchè come fai a non ammalarti quando vivi rimandando le vacanze, gli incontri, le cose che ami veramente, gli amici, la vita ?
 
E poi cosa ti resta alla fine?
Niente, muori e qualcuno si ricorderà di te per un pò ma poi?
Nessuno, nessuno si ricorderà di te perchè che hai fatto di cosi speciale?
Non sono un genio, non ho creato niente di nuovo, non sono un artista che lascia opere d.arte, non sono uno scienziato, un medico che salva la vita al prossimo, non sono neanche ricca da poter fare beneficenza e così mi intitolano una strada, una scuola o un ospedale.
Sono una persona normale, normalissima; con una vita ancora più normale.
Non ho detto piatta, noiosa o banale, ma una vita normale.
Una famiglia, un lavoro ( ieri, forse domani ), una casa, dei progetti, piccoli e grandi sogni, faccio volontariato, aiuto la gente come posso, pochi spiccioli o il mio tempo.

Ma poi? cosa resterà quando non ci sarò più?

Ecco, questo video

http://www.youtube.com/watch?v=tXAg5XdK8ac

( sempre quei due là, che hanno capito tutto dell'esistenza ! ) mi fa sognare che un giorno, anche se avrò vissuto una (speriamo lunga) vita " normale ", qualcosa resterà: l'amore che ho dato.
Che non si perderà, che resterà nelle persone che ho amato, che lo trasmetteranno ad altre persone che a loro volta ameranno.

Forse un giorno nessuno si ricorderà di me, ma l'amore che ho dato, quello resterà, al di là dei nomi e del ricordo.

Perchè mio figlio è figlio mio e dell'uomo che amo, ma è anche figlio dell'amore che lega i miei genitori e che mi hanno reso la persona che sono, e dei miei fratelli; delle zie che mi sono state sempre accanto, di mia nonna Margherita, sempre viva nei miei ricordi, pensieri, memoria, cuore; di mio nonno Francesco, che mi ha insegnato a giocare a carte come io lo insegno ad Andrea; degli amici che mi hanno aperto il loro cuore, si sono fidati di me e mi sostengono tutti i giorni, e sempre lo faranno.
E' figlio di tutto l'amore che riempe la mia vita e mi circonda, sostiene, sommerge.

E allora penso che è proprio questo a trasformare una vita "normale" in una vita speciale, e indimenticabile.

Al di là dei nomi, al di là del tempo.

Mi sono spiegata come un cane ubriaco ma il concetto c'è :)

giovedì 5 dicembre 2013

Best wedding proposal ever

La maternità è terribile, ti brucia quei due neuroni che ti restano e non hai più chance di tornare come prima.

Nessuna.

All'inizio pensi che sia colpa degli ormoni della gravidanza ancora in circolo; quando tuo figlio ha compiuto due anni ti viene il dubbio che non sia proprio cosi.

Ed è un processo irreversibile.

Qualunque cosa riguardi un bambino mi commuove.

Ma la cosa grave è che mi commuove anche tutto il resto.

Per esempio questo video:


Non è la più bella dichiarazione d'amore che sia mai stata fatta ?
Voglio dire, se escludiamo Romeo e Giulietta, Dante e Beatrice e Jack e Rose sul Titanic, mi sembrano la coppia più romantica del mondo.

Che posso dire?
Sono una sognatrice!
A Londra il mio amico Pachi mi prendeva in giro perchè mi piacciono le commedie romantiche, quelle americane, dove finisce sempre tutto a tarallucci e vino, dove, alla fine, l'amore trionfa sempre!
Tipo Serendipity, C'è posta per te, L'amore non va in vacanza.
E pure Pretty woman !!!

Mi viene da ridere se ripenso alla faccia che ha fatto quando gli ho detto che amo questo genere di film.
Può eguagliarla solo quella che ha fatto quando ho fatto volare la salsiccia dal piatto!
Ma questo magari lo racconto un'altra volta.

Mi piace questo video, mi piacciono questi due, mi fanno sognare un mondo migliore.
Perchè se qiualcuno è capace di fare una cosa del genere per la persona che ama, e di coinvolgerne altre 60 per realizzare il suo sogno, penso che sia capace di fare grandi cose, di realizzare grandi sogni nella vita perchè è mosso dall'amore.

E questo mi dà una speranza.

Tra tutte le brutture quotidiane che passano in televisione, ogni tanto potrebbero mostrare queste cose belle, che danno speranza.

Perchè finchè si sogna, c'è la speranza di poter cambiare il mondo.

martedì 3 dicembre 2013

San Nicolà

Oggi a scuola di mio figlio è arrivato san Nicolà, una tradizione nei Paesi nordici.

E' una specie di fratello gemello di Babbo Natale, però è più magro e va girando con un asino al posto delle renne.
Ha anche una lontana parentela con la Befana infatti, come lei, distribuisce caramelle e cioccolata.

In passato portava frutta e qualche biscotto, oggi anche lui si è dovuto adeguare ai tempi e quindi è tutto un trionfo di cioccolatini di ogni tipo, biscotti, caramelle e, soprattutto, giocattoli.
Una corsa all'acquisto sfrenato che inizia nel mese di Novembre e si intensifica in questi ultimi giorni.
Si va dai giocattoli da 1 euro, quelle cose inutili che si autodistruggono appena spacchettati, fino ai giocattoli super costosi, dai Lego City alla casa delle Barbie, passando per i peluche parlanti, tutta la serie dei Barbapapà in ogni formato e materiale e, naturalmente, tutti i giochi tecnologici di cui non so assolutamente nulla.

Dunque questo santo sulla groppa di un povero asinello è arrivato anche nella scuola del pupo.
Si è seduto sulla sedia della maestra-capo ( in classe ce ne sono 55 di maestre, più degli alunni ) e questo ha generato grande stupore e ammirazione nei bambini; dopo due chiacchiere senza formalità ( "sei stato bravo?" certo, come no, sono mesi che mi preparo a questa domanda ) ha distribuito i doni: un sacchetto pieno di prelibatezze cioccolatose per ogni bambino, con tanto di asinello di carta attaccato sopra.

Immagino la gioia e la sorpresa dei bambini, avrei voluto essere li per vedere la faccia di mio figlio !!!

La scuola, pubblica, non ha chiesto un soldo a noi genitori per questa simpatica iniziativa, cosi come per le altre (Carnevale, Pasqua, Natale ecc ).
Dovrebbe essere una cosa normale e probabilmente qui lo è ma non in Italia, dove gli alunni devono portarsi pure la carta igienica da casa perchè la scuola non ha i soldi per comprarla.

Fa veramente rabbia vedere quanto poco basterebbe per risanare la scuola, la sanità, lo stato sociale in Italia.
Poco, pochissimo.
Basterebbe allineare lo stipendio dei politici a quello dei loro colleghi del nord Europa.
Basterebbe togliergli tutti i privilegi.
Basterebbe mandarli a lavorare in bicicletta invece che con l'auto blu.
Magari costruirle, le piste ciclabili.
Basterebbe smetterla di finanziare le scuole private, e le università private, e gli ospedali privati, e le tv private ecc ecc ecc.
E tanti altri " piccoli " interventi che salverebbero la nostra economia.
Perchè si potrebbero usare questi soldi ( e parliamo di milioni di euro ) per far funzionare quello che non va: la scuola, la sanità, le infrastrutture, le aziende pubbliche, le opere d'arte in rovina..

Demagogia spicciola, la mia, lo so.
Per questo mi fa incazzare ancora di più. 

domenica 1 dicembre 2013

Hard disk

Mi è caduto l'hard disk esterno.
Vorrei aggiungere altro ma da due ore dico solo parolacce, non è il caso di metterle anche per iscritto.

Non ci posso credere, tutte le foto che ho scattato negli ultimi 6 anni sono li dentro, ancora, spero.

No, non ne ho una copia di sicurezza.

L'hard disk era la sicurezza.

Forse ho qualche cd con le foto del Karate, forse il weekend a Stilo con gli amici, forse qualche cosa che ora mi sfugge.
Ma di sicuro non ho quelle dei miei viaggi, non ho Praga nel 2008 con Alessio, Madrid nel 2009 con Emy, Chiara e Gabriella, non ho il mio anno londinese, Bournemouth, Dublino, Edimburgo...
Non ho il matrimonio di mio fratello, le foto della mia nipotina, tutte le foto del mio amico Andrea, l'ultima estate di Carlo prima di ammalarsi...

Merdamerdamerda !!!!

Mi veniva da piangere.
Veramente pure adesso.

Andrea ha cercato di consolarmi con carezze e coccole: " mamma, non essere triste, ora lo mettiamo a caricare ".
<< No, amore, non è scarico, è caduto e si è rotto >>
" Ah...beh, allora mamma, adesso arriva papà e...ti fa le coccole ".

In questo momento  preferirei che venisse un tecnico geniale a ridarmi speranza e fotografie.

Merdamerdamerda !!!!

Madre degenere

Che moglie e madre degenere!

Dopo pranzo ho mollato marito e figlio malati e moribondi ( come tutti i maschi quando hanno 37.1 di febbre ) sul divano e me ne sono andata in centro, a riposarmi!

Tutti gli abitanti di Namur hanno avuto la stessa idea, era il delirio.
Il caos, per la strada e nei negozi.
Altro che crisi.
Non ho visto nessuna crisi.
Non come in Italia, dove la gente esce solo per guardare le luminarie natalizie, ammesso che le amministrazioni comunali se le siano potute permettere, i negozi sono vuoti e si riempono solo il giorno della vigilia, per acquisti frettolosi, disperati e, si spera, economici.

Qui le persone comprano, si affollano nei negozi, fanno la fila alle casse, siedono ai bar a mangiare gaufre e bere cioccolata calda, spendono, spendono, spendono.

Mi sono sentita una poveraccia!

Poi ho notato un aumento di gente che chiede l'elemosina.
Non i soliti volti noti: la signora grassa e sempre sorridente che canta seduta davanti a Pain Quotidien, il signore con la protesi sotto al ginocchio che si siede sui gradini di una chiesa sempre chiusa o il vecchietto della Place de l'ange.

No.

Altri poveri, mai visti prima.
Tanti con i cani, cuccioli bellissimi! Qualcuno anche con il gatto, rigorosamente al guinzaglio !
E tante donne con bambini; bimbi piccoli, tenuti in braccio, con le pantofole ai piedi, con questo freddo.

E mi sono ricordata di quanto sono fortunata.

sabato 30 novembre 2013

A poco a poco...ma tanto tanto

Come siamo bravi tutti a dare consigli, a metterci sul pulpito e predicare, a dire "si fa cosi e si fa colà", a dire agli altri che stanno sbagliando tutto e non hanno capito niente.

Bravi, siamo proprio bravi.

Io, poi, sono bravissima a dare consigli.

Un vero genio.

Soprattutto, sensibile, empatica.
Ho fatto un corso di psicologia da Crepet!
Ho la sensibilità di un cucchiaino!

Però ho delle buone giustificazioni, ottime direi.
Io grido, urlo, sbraito, vaneggio ma a fin di bene, perchè io so cosa è meglio per te, io so cosa devi fare per stare bene, per andare oltre, per superare le difficoltà, per accettare il cambiamento.

Io lo so.

E come faccio a saperlo? ci sono passata, forse?
No.
Sono solo una presuntuosa.
Ecco cosa sono.

Questo è il mio mea culpa pubblico.

Per chiederti scusa:
per l'arroganza, per l'aggressività, per il dottorato in saccenza  e presunzione.

Per dirti che, da oggi in poi, come prima sarò sempre al tuo fianco ma, diversamente da prima, aprirò la bocca solo se saprò dire qualcosa che potrà farti stare meglio.
Perchè tu sai benissimo cosa è meglio per te, cosa dovresti fare per stare meglio, lo sai molto più di me, perchè è la tua vita , non la mia.

Ma ognuno ha i suoi tempi, e tu hai i tuoi.

So quanto sei forte e so che ce la farai, so che tornerai a essere la persona che eri.
Anzi, migliore, perchè ogni difficoltà superata ci rende più forti.

Nel frattempo, io sarò al tuo fianco: una spalla su cui piangere, la compagnia per sbronzarsi, sfogarsi, non pensare.
Ci sarò.

Perchè non mi perderei per nessun motivo al mondo il momento in cui ritornerai a vivere!

La giornata perfetta

Sabato.
Temperatura mite (per l'inverno belga) : 7 gradi, ad maiora.
SOLE !!!
No, dico, c'è il sole !!!

Potremmo uscire, San Nicolà è in piazza, saluta i bimbi, getta i bonbon, la pista di ghiaccio è aperta e il pupo vuole provare a pattinare.
Il suo papà potrebbe stare un pò con lui e io andarmene in giro per negozi a vedere gli altri fare shopping e non avere l'assillo del tempo ( alle 12 bisogna prendere il pupo a scuola, alle 6 i negozi chiudono, alle 5 cominciano già a guardarti male se varchi la soglia... ).

Una giornata perfetta !

Nei miei sogni.

Perchè il pupo piccolo ha una tosse con catarro secco che lo fa scuotere come un albero in preda ad un uragano.
E il pupo grande ha la febbre.
Ha passato una nottata infernale ( e dunque pure io ), non riusciva a dormire, aveva freddo, mal di testa, mal di gola e chissà cos'altro.
Verso le 5 l'ho sentito muoversi ( più del solito ) e l'ho visto andare in bagno a prendere pillole, spray per la gola, borsa dell'acqua calda...
Si è agitato ancora per un pò e poi è svenuto, dal sonno!
Adesso dormono ( e si contagiano ) insieme, i pupi, perchè il piccolo mi ha chiamata un'ora fa ed è venuto nel lettone.

Possiamo sprecare in casa una giornata cosi bella che non ritornerà sicuramente più fino a maggio ???
Quasi quasi mò me la svigno...

Considerato che loro sono nella stanza da letto, dovrei uscire in pigiama, però magari nessuno se ne accorgerà se metto su quel piumino big size che odio ( comprato in un momento di aberrazione mentale e sotto le pressante tensione psicologica di Cassandra, cioè mia mamma: " compralo, compralo, che sono sti piumini corti che ti lasciano scoperta la schiena appena ti pieghi un attimo? poi dici che ti fa male qua e ti fa male là! comprati questo lungo. Che poi, c'hai un'età, mica puoi andare girando come una quindicenne, ti devi vestire da donna ". Aggiungerei che ha cominciato a farmi questo discorso quando ho compiuto 18 anni !!! ).

Del resto, non è cosi che gli inglesi vanno al supermercato il sabato, in pigiama ?
La mia coinquilina a Londra ( vera londinese ) faceva esattamente cosi: pigiama, gli Ugg ai piedi (sorta di doposci da città, orribili), giubbino di pelle e, senza neanche lavarsi la faccia, usciva.

Dunque, se lo faceva lei...

mercoledì 27 novembre 2013

Decadenza

Non posso credere ai miei occhi: in tv la diretta delle dichiarazioni sulla decadenza di mr B. di quei farabutti che ci governano.

Parlava una di Forza Italia, non so chi fosse e non voglio saperlo ma stranamente non era vestita da velina.
Alla fine del suo intervento, che doveva essere appassionato a giudicare dalla espressioni della sua faccia di cxxxo ( non ho sentito neanche una parola perchè ho tolto l'audio ), tutti a complimentarsi, stringere mani, pacche sulle spalle, qualcuna di sicuro sarà finita per sbaglio anche su una chiappa, tutti a congratularsi per il discorso.

No, dico, sono caduti tutti nel cestino della droga?
Loro se la cantano e loro se la suonano?

Non me ne frega niente se B. decade o no, vorrei che gli italiani si svegliassero e prendessero a calci nel culo lui e tutti quelli come lui, che stanno a destra e a sinistra e hanno rovinato il MIO Paese.
Perchè la sua decadenza non cambierà niente se non seguirà un cambiamento nella coscienza degli italiani, e nelle urne quando vanno a votare.

E poi basta con queste dichiarazioni vergognose e con questa diretta.

Ridatemi Private Practice!

martedì 26 novembre 2013

Troooppo triste

Ora capisco perchè le donne ingrassano quando sono tristi.
Perchè non ci sediamo a tavola a mangiare ( siamo troppo tristi ), non cuciniamo nemmeno ( siamo troooppo tristi ), però poi, a metà pomeriggio, ci strafoghiamo di cioccolata, biscotti, torta, bignè alla crema e pane e Nutella.

Voi no?
Io si, eccome.

Cédric oggi, dopo una mattinata terribile, e non sto qui a spiegare il perchè che ancora mi devo riprendere, si è seduto a tavola come se niente fosse.
E siccome io non avevo cucinato ( perchè ero troppo triste ), lui si è fatto un piattazzo di pasta da 200 gr , con le acciughe e mezzo kg di formaggio grattugiato ( ci avrebbe messo dentro volentieri anche tutto il resto del frigorifero, data la sua scarsa conoscenza degli abbinamenti che si fanno con la pasta, ma andava di fretta ).
Poi, come se niente fosse, se n'è tornato a lavoro lasciandomi a casa con un moccioso ancora nervoso dopo la crisi isterica mattutina, apparentemente inspiegabile ( la spiegazione che voleva restare ancora nel supermercato a fare la spesa non mi ha del tutto convinta ), e, per di più, senza cioccolata nè Nutella.

Sono finita!

Che ci sono andata a fare al supermercato?

Ieri ho fatto un ciambellone bicolore, ma non è la stessa cosa.
Vuoi mettere il sapore di un quadratino ( dopo l'altro ) di cioccolata fondente al 70% ?
O, meglio, di un bel cucchiaio ( dopo l'altro ) di Nutella?

La Nutella fa male?

La tristezza pure, indebolisce il sistema immunitario!

Mò vedo se al supermercato qui vicino consegnano la spesa a domicilio.

Nutella: barattolo da 800 gr, per non farsi cogliere mai impreparati.
Cioccolata fondente: almeno 3 tavolette.
Pan di Stelle: qui venduti a peso d'oro, 1 euro a stella!
Più tutto il necessario per prepararmi la mia torta di consolazione, la Torta cioccolato con crema al cioccolato e glassa al cioccolato!

Sono certa che poi mi sentirò meglio.
Grassa, ma felice.

sabato 23 novembre 2013

Anonimo

Avrei dovuto scrivere questo blog in forma anonima, sarei stata più libera di dire tutto, ma proprio tutto quello che mi va!

Potrei farlo comunque, voglio dire, scrivere quello che mi passa per la testa, e fregarmene del giudizio di chi legge.

Ma ci sono troppe persone che soffrirebbero dello sputtanamento generale, e sono persone che amo e non voglio che stiano male per questo.
Anche perchè sono già al corrente di ciò che penso, ma leggerlo anche su internet mi pare eccessivo.

Ma resto dell'idea che sarebbe molto più liberatorio per me.

Per esempio in serate come questa, dove mi hanno fatto cosi incazzare che mi è passata la fame ( non è grave ) e pure il sonno (questo è un pò più grave ).

Perchè è vero che ho imparato a lasciar andare, a prendermela meno per ciò che non è cosi importante o comunque non merita di esserlo ma è pur vero che non sono mica una santa e certe volte i miei buoni propositi zen vanno a farsi fottere.
Devo fare progressi, migliorare, diventare "superiore" a questa gente piccola piccola.
E ignorare la nuvola che cerca di oscurare il mo cielo.
E se proprio non ci riesco, prenderla a calci in culo ( metaforicamente, è chiaro ) non può farmi che bene!

mercoledì 20 novembre 2013

La stronza magra

Non so perchè l'ispirazione mi viene la sera quando sono nel letto.
Invece di dormire, oltre a fare la LISTA, come tutte le donne, mi vengono in mente riflessioni profonde.
Come quella di stanotte.

Mi sarei potuta alzare, scendere giù in soggiorno, mettermi sul divano, accendere questo catorcio di pc e scrivere ma, in casa nostra, dove normalmente di giorno ci sono 450° Fahrenheit, di notte, per la legge del contrappasso, la temperatura precipita sotto zero e, se ti azzardi a mettere il piede fuori dal piumone, diventa un ghiacciolo.
Anche i pinguini di peluche di mio figlio dormono col pigiama!

Comunque, non so da quale volo pindarico stanotte ha preso il via questa riflessione: ci facciamo in 4 per sembrare giovani, per essere sempre attraenti, truccoparrucco in ordine, l'abito giusto che maschera i difetti, il contorno occhi che riduce borse e occhiaie ( si, come no ), ginnastica, pilates, yoga, footing.
Ce la mettiamo proprio tutta. Beh, quasi.
E ne siamo fiere.

Poi arriva a casa l' amico singlexscelta ( ma stavolta mi sa che ha cambiato idea ) con la sua fidanzata del momento, una che sarà nata nel 1993, quindi già figlia di una generazione che, rispetto alla mia, ha subito mutazioni genetiche che l'hanno migliorata.
Alta, con i capelli biondo-Carrà bellissimi, 130 denti bianco cocaina, un sorriso perfetto che non ha mai visto un dentista (beata lei), ovviamente magra ma con le curve al posto giusto, due tette da paura, addominali scolpiti ( presumo, dall'abbigliamento che evidenzia senza nascondere, perchè non c'è niente da nascondere ).

E tu la guardi e pensi: porca miseria, io all'età sua mettevo i vestiti di due taglie più grandi ( perchè quella era la moda ), ero complessatissima, preoccupata per tutto (avevo preoccupazioni di larghe vedute), con i capelli indomabili e la mia magrezza non era un pregio, soprattutto considerando che ogni maschio sulla terra l'associava alla pressochè totale assenza di tette!

Allora pensi: sarà ALMENO antipatica e con il quoziente intellettivo di un pacchetto di cracker, del genere tette forti-pensiero debole.

Invece poi apre la bocca e scopri che, guarda un pò, è pure simpatica, e dolce, e molto intelligente, parla correttamente inglese, francese, spagnolo, arabo e un pò di italiano, studia, lavora, fa sport, si diverte, va in vacanza, è generosa, altruista, pasticciona, divertente.
Ed è anche ricca.
( Questo non lo ha detto ma mi aspetto che lo sia, essendo figlia di un diplomatico.)

E' perfetta.

Ai miei occhi è perfetta.
E anche a quelli di tutto l'universo maschile che le ruota (sicuramente) intorno.

Allora io mi domando: ma perchè mi devo affannare tanto per cercare di sembrare quella che non sono?
Voglio dire, il tempo passa, non posso mica fermarlo.

Una volta pensavo che non avrei voluto mai invecchiare, avrei voluto che il mio corpo restasse sempre lo stesso.
E quando sono rimasta incinta, superato il primo choc, il secondo è stato assistere al mio corpo che cambiava.
Chi dice che le donne incinta sono sexy deve essere uno che ama i Barbapapà!

Per mesi mi sono spalmata di olio di mandorle, andavo in giro unta come una benedetta dal Signore, tutto x scongiurare la comparsa di antiestetiche smagliature.
Non me n'è venuta neanche una, ma probabilmente è stata solo fortuna.

Però il mio corpo non è più quello di prima.
Il mio ombelico piatto, che mi piaceva un sacco, è morto, e con lui pure la tartaruga che lo circondava!
Non sono grassa, nonostante le schifezze che mangio, ma non sono più neanche come quando avevo 20 anni!
Anzi, è tutto diverso.

Nonostante ciò, penso ancora che lo sport e una sana alimentazione possano fare la differenza, è la pigrizia che mi frega!
A me, che non stavo mai ferma!
Incredibile.
Ma so che è un momento!
E' questo freddo malefico che mi paralizza !!! ( oggi è prevista la prima nevicata della stagione. Magari si sbagliano. Si. Magari !!!)
Io sono sempre stata, in qualsiasi comitiva mi trovassi, " quella stronza magra ", dove l'aggettivo " stronza " era dettato chiaramente dall'invidia!
Adesso, alle mie amiche stronze ( ma stronze davvero ), non gli sembra vero di potermi dire: " AH, vedi che non ce li hai più gli addominali scolpiti ? è inutile che ti sforzi, non è perchè non ti alleni come prima " ( 5 giorni su 7 in palestra, sempre in giro a piedi e in bici).

<< Beh, veramente mi sento un pò gonfia, mangio male e bevo peggio, sarà per questo. >>
" No, non ci pensare neanche, è perchè ti avvicini ai 40, cara. "

Quindi non ho chance!
Il rilassamento muscolare è indipendente dalla mia buona volontà, non ho speranze, soccomberò in poco tempo.

I capelli bianchi?
" AH! eccoli che spuntano ! "

Veramente io conosco donne che si fanno la tinta (e non per piacere estetico ma x decenza) da quando avevano 30 anni.
I miei primi e unici due capelli bianchi mi sono cresciuti un anno fa. Li ho tirati, sfidando gli anatemi di chi dice che ogni volta che tiri un capello bianco, te ne spuntano altri 200 (vorrei conoscere le motivazioni scient ifiche che stanno alla base di questa teoria ), e ogni tanto, mi rispuntano. Sempre due!
Quindi la tinta per ora è rimandata !

" Non ti fare illusioni, un mese o due e vedrai, comincerai anche tu con questa schiavitù " (risata di scherno sullo sfondo ).
Conosco donne senza figli, e anche senza marito, che passano tutto il loro tempo libero in palestra, vanno dal parrucchiere ogni sabato, dall'estetista 3 volte al mese, fanno massaggi, dieta, ginnastica.
E poi escono a rimorchiare.
Vorrei dire a queste donne, che sono certa hanno anche il dono dell'intelligenza, di coltivarlo un pò di più, magari.
Perchè anche se riescono a mantenere il fisico di una ventenne, vale sempre il noto detto " dietro liceo, davanti museo " !
A meno che non facciano passaggi frequenti anche dal chirurgo plastico!

In fondo, avere 40 anni, e 50, 60 e oltre, non sarà poi cosi male!
Il male è quando ci si vuole mettere in competizione con delle ragazzine, perchè lì è inutile consolarsi con frasi tipo " si, la voglio vedere tra 20 anni ".

Intanto i 20 anni ce li hanno loro, noi li abbiamo già avuti.
E' ora di goderci i 40!

ps. Post queste foto per le mie amiche "stronze" (e anche per un amico, e lui sa che mi riferisco a lui !!!)
Tò, e cosa sarà mai quella? una tartaruga resuscitata?
ahahahahah


sabato 9 novembre 2013

Bimby

Mesi fa la mia amicasorella Kety ha comprato il Bimby, noto robot da cucina che non necessita di presentazione.
Ne ha tessuto le lodi per una settimana ( " fa tutto da solo, puoi fare il ragù, le torte, le salse, persino le cotolette. E ci mette cinque minuti. Dovresti comprarlo anche tu." ), forse nell'illusione di convincere qualcuno di noi amici all'acquisto, chissà perchè poi !

Alla fine ha desistito, non ha retto allo sfottò generale.

Troppo costoso?
Ma no, quanto costerà, 1000 euro?
"Però fa tutto".
E che ci vuole, in 500 comode rate te lo sei pagato!!!

Oggi mia mamma è stata a casa di una vicina dalle 4 alle 7 del pomeriggio.
C'era la presentazione del Bimby.
E' tornata a casa con la testa roteante di ricette.

E la mia rutilante di battute sarcastiche!
Non lo sanno che la devono invitare solo alla presentazione della pillola sostitutiva dei pasti di una intera settimana?

Mia nonna non l'avrebbe mai comprato.
Se fa tutto lui, tu cosa ci stai a fare davanti ai fornelli ????

A proposito di cucina, domani abbiamo ospiti.
Degli ospiti magnifici ! Due chef, fidanzati.
Ma chefchef, hanno un ristorante ad Anversa !!!
Buonissimo, tra l'altro!

Domani sera vengono qui e rimangono a dormire perchè lunedi devono prendere un volo da Charleroi in orario antelucano e da qui l'aereoporto dista solo 20 minuti.

Non so se per gentilezza, per sdebitarsi dell'ospitalità o per deformazione professionale ma cucineranno loro.
E portano anche la spesa.

Questi si che sono ospiti !!!!!
Altro che Bimby !!!

venerdì 8 novembre 2013

Notte brava

Dopo una mattinata impegnativa a scuola, un pomeriggio a giocare a palla/tennis/baseball con Sophia e a fare "volavola" con il suo padrino Thomas ( www.thomasdedorlodot.com ), Andrea si é addormentato alle 20 sul divano!

L'ho messo nel suo lettino e pregustavo una seraticchia in relax: cena sul divano, copertina, torta al cioccolato, commedia romantica in tv.
Anche perchè Cédric è uscito per prendere parte ad una serata con cocktail di benvenuto, eventi, workshop, conferenze con tema "grafica", dunque il suo campo.

Mentre ero li a scegliere il film, lo sento rientrare: saranno state le 9.
La serata si era fermata al cocktail di benvenuto che, nel suo caso, ha significato champagne a digiuno, mooolto champagne e mooolto digiuno.
Appena arrivato ha voluto mangiare qualcosa, cercando di stroncare l'ubriacatura sul nascere.
A giudicare dal tono di voce e anche dal contenuto (irripetibile) di ciò che blaterava, il tentativo è stato vano.
Alla fine si è sdraiato sul divano, addio film romantico, addio seraticchia in solitudine.

Ha continuato a farneticare fino a quando non abbiamo sentito Andrea piangere disperatamente.
Mi sono precipitata nella sua stanzetta ( solo io, ovviamente ) ed era li che piangeva e farneticava ( pure lui ) di brutti sogni, e voglia di bere e dolori assortiti.
Ho cercato di calmarlo portandolo nel lettone ma lui ha deciso che voleva dormire sul divano, da solo, o al massimo con me ma non con il padre.
Gli è venuta una crisi isterica !!!!
Questo non ha minimamente turbato la serenità di Cédric che ha colto la palla al balzo e mi ha detto " Eh, vuole te, io me ne vado a letto ".

E buonanotte.

Risultato?
Lui dorme nel letto, da solo, e russa pure.
Andrea si è finalmente calmato e si è addormentato ma è ancora in quella fase tra sonno e veglia quindi preferisco aspettare un altro pò prima di prendermi questi 13/15 kg sulle spalle e portarlo nel suo letto.

Io non ho più sonno.

Ma sarà meglio che vada a dormire anche io, mi attende un weekend psicologicamente molto impegnativo.

Cercherò di prenderla con spirito.
Mi drogherò con il limoncello!

lunedì 4 novembre 2013

10 km

Ieri camminata nei boschi con i miei uomini!
10 km in mezzo ai colori dell'autunno belga, meraviglioso!



Mi sono meritata la mia razione quotidiana di cioccolata !!!



sabato 2 novembre 2013

Andrea Cisternino

Andrea Cisternino è un fotografo di moda e costume ma, soprattutto, è un amante degli animali.
E quando dico "amante" voglio dire una persona che li ama, tutti, sempre, incondizionatamente, e che per salvargli la vita, combatte ogni giorno.
E non è una metafora.

Vive in Ucraina, è sposato, lavora come fotografo ed è rappresentato dalla galleria d'arte Brucies Collection di Kiev.

"Da quando ha scoperto cosa succedeva nelle strade di Kiev, ma anche in altre città Ucraine, ha iniziato a documentare di cosa è capace l’uomo: cani avvelenati, uccisi a fucilate, narcotizzati e gettati vivi in fosse comuni. Andrea si è chiesto quale colpa potessero avere. La risposta: sono randagi e nella società “civile” per loro non c’è posto."

Nel 2012 si sono svolti gli Europei di calcio in Ucraina; occorreva mostrare al mondo un Paese "pulito", non certo pieno di randagi che affollano le strade.
Invece di risolvere il problema alla radice, partendo da sterilizzazioni di massa e costruzioni di oasi canine dove accogliere questi randagi e permettergli di vivere una vita dignitosa seppur priva dell'amore di una famiglia, le istituzioni hanno pensato ad una risoluzione più rapida del problema: lo sterminio di massa.
Non ufficiale, sia chiaro. Ma il risultato è lo stesso.

I dog hunters torturano, avvelenano, uccidono questi poveri cani con i metodi più brutali che si possano immaginare.
Riprendono le loro "bravate" con video e foto che vengono pubblicate sui loro siti; intervengono in programmi televisivi, minacciano di morte i volontari che cercano di salvare i cani e, nonostante tutto ciò, nessuna azione legale è stata intrapresa contro di loro.
Nessuna, da parte di nessuna istituzione.

Solo Andrea, e i volontari che in lui hanno trovato una guida e il coraggio, lotta contro questa gente di merda, fa appelli che spesso purtroppo cadono nel vuoto (leggi: Platini, Comitato Europei di calcio, on. Brambilla e molti altri ), promuove azioni legali, raccoglie fondi per costruire rifugi per i pochi superstiti, tiene conferenze in Ucraina e all'estero (anche in Italia) per sensibilizzare l'opinione pubblica al problema, cerca di apparire più spesso che può davanti ai riflettori televisivi (per esempio, Striscia la Notizia) per divulgare quello che sta accadendo nella civilissima Europa , sotto gli occhi di tutti.

Rischia la vita Andrea, e con lui i volontari. Sono stati più volte minacciati di morte dai dog hunters, anche in diretta televisiva.

Adesso, grazie all'aiuto di alcuni volontari italiani, sta costituendo la sede italiana dell'associazione, in modo da poter raccogliere fondi e avere una maggiore visibilità.

Triste ammettere che le altre organizzazioni animaliste italiane sono completamente assenti in questa vicenda, come se aiutare gli animali in difficoltà avesse dei limiti territoriali.
O è questione di soldi???

Il progetto di Andrea prevede la realizzazione dell'oasi Rifugio Italia, un canile gestito da volontari come lui, dove i cani possano vivere tranquilli, e ricevere le cure ( e magari anche l'amore) che non hanno mai avuto.
E soprattutto, possano SOPRAVVIVERE.

E' necessario costruire al più presto questo rifugio (i lavori sono già iniziati e il loro avanzamento è subordinato alle condizioni meteo e ai soldi per pagare i lavoratori).

Lo so che c'è la crisi e tutto il resto però si possono donare anche piccole somme che non ci cambiano la vita ( con 5 euro in meno saremmo più poveri?) ma che , insieme a tutte le altre, possono fare la differenza per questi poveri animali.

Partorire a Roma nel 2013

Mi sveglio euforica in evidente stato di alterazione. Trentasei settimane e due giorni,  anche se sono trascorsi quasi undici anni è la seconda gravidanza, ho imparato a riconoscere il succedersi di ormoni, quello che sta circolando nel corpo introduce nuova energia. Ne approfitto. Faccio la spesa riempiendo la casa di desideri, metto in ordine più del necessario, organizzo tutto come se dovessi assentarmi all’improvviso; mancano quattro settimane alla data presunta del parto, non c’è fretta, eppure l’istinto mi immerge nell’azione.

Nel pomeriggio percepisco primi segnali di cedimento, verso sera le contrazioni aumentano, vorrei resistere ancora, a mia figlia non sfugge nulla: «Se non chiami il ginecologo lo faccio io». Così alle ventuno mi ritrovo al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I collegata al monitoraggio. La dottoressa di turno non ha dubbi sul ricovero immediato. Entro in reparto, mi affaccio in una sala dove medici e infermieri stanno guardando un concerto in televisione, farfugliano distrattamente che non ci sono posti disponibili. Mi somministrano flebo per ridurre le contrazioni su una barella nell’anticamera della sala parto. Con me ci sono quattro donne. La delicata cinesina dopo poche ore se ne va per dare alla luce il suo sesto bambino. Con le altre trascorro tutta la notte: una signora sicura di sé, una giovanissima ragazza avvolta nel chador che parla solo arabo (entrambe in procinto di partorire); una donna che piange disperata, ha perso per l’ennesima volta il suo bambino in uno stadio molto avanzato, al mattino partorirà un corpo senza vita. Avrebbe necessità di protezione, conforto, assistenza psicologica, so che in molte strutture questo accade. Pura crudeltà lasciarla abbandonata tra l’attesa di vagiti che un giorno non la chiameranno mamma.
La ragazza araba ha un disturbo al cuore, deve seguire una serie di accortezze tra cui la completa immobilità, le spiega in romanesco l’infermiera, lei non capisce, digita un numero e porge il cellulare sorridendo, ha bisogno che le si traduca la situazione. «A Naima, te pare che me devo pure mette a parla’ al telefono», borbottando se ne va lasciandoci sole.
Ci confortiamo tra noi fino all’alba, protette da una quieta solidarietà sostenuta dagli sguardi. Poi Naima si alza per inginocchiarsi verso La Mecca.

Alle otto del mattino mi attaccano nuovamente a un monitoraggio. Calma piatta, nessuna segnalazione, le contrazioni le percepisco sempre più forti, la macchina non le registra e nessuno mi crede. Pratico e insegno yoga, riesco a tenere sotto controllo il dolore con una certa disinvoltura, ma sento che la situazione peggiora. «A casa, a casa!» ripetono tre medici diversi che si susseguono, ne arriveranno altri a dire la stessa frase nell’arco delle ore in cui mi rifiuto di muovermi. E la tentazione ad andarsene è forte, basterebbe solo il pensiero della spesa golosa, considerando che ormai sono ventiquattro ore che non mangio (e quando sono incinta ho sempre fame), di più che non mi lavo e non mi cambio. Però ho imparato a conoscermi e ad ascoltare i segnali, quindi resisto alle tentazioni e mi impunto nel restare cercando di spiegare a questi signori che non sono pazza.

Mantengo nel verbalizzare e nel rispondere una calma integrale: «Capisco che capitino donne con falsi allarmi, in preda al panico, vi assicuro che non è il mio caso». Sguardi ironici, «lei non si comporta come una che sta in travaglio». Certo, dovrei urlare e contorcermi, invece di ripetere regolari respiri lunghi e profondi cercando con determinazione nella mente pensieri felici. «Lo so, è una mia caratteristica, poi la meditazione, il pranayama…», all’improvviso capisco che insistere con questa versione di me non fa altro che renderli ancora più scettici e beffardi. Sono l’esatto contrario di un’invasata new age, nell’approfondire le discipline orientali mantengo un approccio scientifico, detesto le verità preconfezionate, questi dettagli non interessano i medici, continuano a ripetere «a casa, a casa!»  senza prestarmi alcuna attenzione.

Quando comincio a temere che mi buttino fuori di forza, decido che - anche se mi dà il voltastomaco ricorrere ai sistemi tipici dell’italietta del nonsachisonoio - è arrivato il momento di riferire che ho anche un’altra identità, magari più seria per i loro occhi; mi sono occupata di inchieste (e di malasanità), scrivo, studio forme di resistenza verso gli inganni del sistema mediatico.
Questo mi fa guadagnare un minimo di credibilità e quindi ancora un po’ di tempo, ma sono pur sempre una donna in preda agli ormoni, quindi dal punto di vista maschile un’isterica delirante.
Quando anche le forze per discutere mi stanno abbandonando, sopraggiunge un angelo con le sembianze di anziana ostetrica attirata dal trambusto, «quella è la macchina rotta!», esclama, «non fa contatto, proviamo a metterci lo scotch». Si fa silenzio intorno. L’imbarazzo paralizza gli sguardi. Un’infermiera improvvisa un collegamento con il nastro adesivo, a quel punto, placida ma decisa, esigo che mi attacchino a un altro monitoraggio. Una nuova macchina si materializza in un baleno e subito disegna potenti contrazioni.

Il mio parto all’improvviso diventa urgente. E se avessi obbedito all’ordine perentorio di lasciare l’ospedale cosa avremmo rischiato io e il mio bambino? Avrei fatto mezz’ora di macchina e quattro piani di scale a piedi (non ho l’ascensore), il collo dell’utero era serrato (resterà così anche dopo il parto, impenetrabile da una cannula di due millimetri, figuriamoci da un bambino!) quindi il blocco della via d’uscita rendeva impossibile un rocambolesco parto naturale come nei film. E se al mio posto ci fosse stata una donna più fiduciosa verso i medici che verso le proprie sensazioni? Non è assurdo consegnarsi completamente alle macchine? Se per qualche ragione falliscono è possibile che un medico non sia in grado di ascoltare, di andare oltre l’apparenza, di effettuare una diagnosi appropriata?

Vengo portata subito in sala operatoria, manca il tempo per sbrigare le norme sanitarie di prassi. Non c’è un bagno da poter adoperare, durante la notte ci eravamo tutte arrangiate usando quello dentro la sala parto pieno di sangue, violando privacy e igiene. 
Allontano dalla mente l’indignazione e cerco di concentrarmi solo sulla nascita di mio figlio, determinata a rendere con l’amore quegli istanti incantati.
L’azzurro dei teli di carta in cui mi avvolgono gli infermieri lo trasformo in uno spazio di cielo, stringo in una mano un piccolo Ganesh, ripeto nella mente un mantra di benvenuto. Cerco di accogliere tutto positivamente, persino la ragazza che non trova il punto esatto per iniettare l’epidurale continuando ad infliggermi inutili e dolorosi buchi sulla colonna vertebrale, ha il diritto di imparare. «Lei ha la schiena troppo magra». Al quinto vano tentativo invoco timidamente l’intervento dell’anestesista.
Poi inizio a respirare dolcemente sostenuta dall’ossigeno che mi conduce in atmosfere alpine. Il primo vagito di Lorenzo è l’essenza stessa della vita.  18.28: gli occhi di mio figlio sono meravigliosi e mi fissano attenti, me lo lasciano solo pochi secondi. I pediatri che lo visitano dicono che sta benissimo, mi rilasso e non vedo l’ora di iniziare ad allattare, immagino di dover aspettare che il taglio venga ricucito, non ci vorrà molto. Qualcuno accende la radio, nella sala operatoria si diffondono le note di Generale «tra due minuti è quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore».  Per me e mio figlio non sarà subito così.

Conosco l’importanza dell’attaccare il prima possibile il bambino al seno e del tenerlo vicino, accoccolato tra le braccia della mamma. Alle 19 sono pronta, mi parcheggiano in corridoio, dicendomi che ancora non ci sono letti disponibili e che non possono portarmi il bambino finché non sarò sistemata. Mi abbandonano così fino all’una di notte. Solo allora, dopo numerose proteste, finalmente mi portano in una stanza. Non si effettuano dimissioni notturne, come mi confermerà la mia compagna di camera quel posto era pronto dal primo pomeriggio, non darmelo è stata una negligenza come tante altre. A questo punto è tardi e l’ostetrica non vuole portare il bambino, «è inutile, tanto non si attacca al seno», riesco a convincerla e Lorenzo, come natura vuole, inizia a ciucciare. Un’altra ostetrica lo prende  per le visite del mattino, tornando lo lascia nella culla, io sono completamente distesa e non riesco ancora ad alzarmi sola, il cesareo disconnette gli addominali, le chiedo la cortesia di aiutarmi, risposta raggelante: «io porto solo i bambini», volta le spalle lasciandomi allibita di fronte a tanta immotivata scortesia. Guardo mio figlio impotente. La manovella per alzare il letto è irraggiungibile, provo a forzare sulle braccia, non ce la faccio. Dovrò aspettare l’orario delle visite per ricevere assistenza.   

Molti disagi sono causati dalla recente introduzione del roaming, sembra che il Policlinico fosse l’unico ospedale romano ancora privo di questo servizio. Ottima iniziativa, tuttavia prima di effettuare modifiche sarebbe meglio attivare un’organizzazione e avvertire le mamme di quello che può servire, noi eravamo sprovviste di tutto. Nella lista del necessario da portare c’erano solo vestitini vari, le ostetriche ci fornivano i pannolini, niente creme, salviette, niente acqua calda in bagno, niente fasciatolo. Abbiamo tutte improvvisato un cambio sul letto, aiutandoci reciprocamente e scambiando il necessario che i mariti chiamati in soccorso hanno cominciato a portarci.

Nel frattempo stavo male, dolori insopportabili, da urlare, e sono la stessa donna che ha affrontato il travaglio sorridendo e respirando. Ero gonfia, non canalizzavo in nessun modo. Per l’utero serrato i medici moltiplicavano le dosi di Metergin, ma non sortiva alcun effetto se non quello di aumentare ancora di più le fitte atroci. Anche l’intestino era bloccato, quindi ancora non potevo mangiare, nel frattempo mi avevano sospeso il nutrimento via flebo. Ero distrutta, chiedevo aiuto, le uniche davvero presenti che hanno cercato in ogni modo di soccorrermi sono state alcune meravigliose specializzande. All’assenza replicata dei professori ben stipendiati si contrapponeva la presenza continua di queste ragazze piene di buona volontà, di desiderio di imparare, di rendersi utili, di ascoltare i pazienti. Le ho viste andare avanti anche per tre turni di seguito senza perdere freschezza e gentilezza nei modi; chissà se riusciranno mai a essere assunte, a ricevere un meritato stipendio, a prendere finalmente il posto di luminari troppo impegnati nelle cliniche di lusso per essere al loro posto di lavoro nell’ospedale pubblico. 

È grazie a queste ragazze che ho evitato complicazioni peggiori, hanno agito appena gli ho spiegato che per la mia particolare conformazione dell’utero era risolutivo solo un intervento meccanico, mentre i farmaci peggioravano i dolori. Il problema l’ho del tutto risolto in un ambulatorio privato nei giorni successivi, con quattro diversi interventi, ma la prontezza delle specializzande ha evitato il rischio di un’infezione. Auguro loro di riuscire a defenestrare chi gli sta rubando il futuro continuando a esercitare contemporaneamente in ospedale, clinica e studio. L’ingordigia di alcuni è una delle cause della crisi del nostro desolato Paese. Il livello di disoccupazione è ai massimi storici ed è ancora più amareggiante subire la trascuratezza di chi un lavoro ce l’ha.  

Mi hanno lasciata digiuna per mancanza di comunicazione tra i medici e mensa. Avere un brodino a quanto pare era impossibile. I medici ripetevano che avevo necessità di liquidi, dimenticandosi di segnarlo sulla cartella clinica. La seconda sera finisce l’acqua da bere in tutto l’ospedale per tornare il mattino seguente dopo le undici. Assetata ho avuto l’ardire di chiedere un secondo the a colazione e un’altra bustina di zucchero, mi sono stati negati. La mancanza di liquidi ha penalizzato la produzione di latte e il peso del mio piccolo, che in dimissioni era decisamente al di sotto del normale calo fisiologico. Una volta fuori le ho provate tutte, purtroppo non c’è stata altra strada che la temuta aggiunta. Le multinazionali del latte si insinuano negli ospedali e nei consigli dei pediatri, riescono con abile terrorismo occulto a far vacillare in un momento delicato anche le donne più consapevoli.

Per un’appassionata della Lega del latte, Maria Montessori e Françoise Dolto, è stato frustrante veder contravvenire le minime regole di attenzione verso i bambini. Dove andavano i piccoli quando non erano con le mamme? In una piccola stanza con luci a neon sempre accese, medici e infermieri si riunivano e lavoravano al computer, neonati mangiavano, altri venivano cambiati o visitati. Tutto questo in circa 25 metri quadri.
Anche in camera illuminazione a soffitto accecante, possibile che non ci sia un’azienda disposta a donare una fornitura di lampade da tavolo per il reparto maternità del Policlinico? Anche brutte, vecchie, fuori produzione, che diano la possibilità ai neonati di ricevere una luce soffusa e non abbagliante. Bagno disgustosamente sporco lasciato nell’incuria, solo alla parte centrale dei pavimenti una signora dedicava trenta secondi giornalieri con un vecchio straccio dal colore inquietante. Niente acqua calda.

Compresa la situazione i parenti hanno iniziato a portare: necessario per il cambio, disinfettanti, garze, cerotti, bottiglie di acqua, the, zucchero, alcuni farmaci consigliati dai medici ma non disponibili in ospedale. Mancano i soldi per i minimi bisogni del reparto maternità di uno dei principali ospedali della Capitale, ce ne sono in abbondanza per acquistare F-35. La politica della morte sconfigge quella della vita.

Intervistai Tiziano Terzani per il mio libro Regaliamoci la pace: «I valori su cui possiamo metterci d’accordo non sono quelli scritti nei libri, non appartengono a nessuna biblioteca, vivono nel cuore di ognuno. Sono i più semplici. Esiste forse una civiltà che odia i bambini? È comune fare i bambini e amarli. Allora mettiamoci d’accordo: tu non ammazzi mio figlio, io non ammazzo il tuo. Se vogliamo scriviamolo pure, ma non ce ne sarebbe bisogno, questi sono valori di tutti». Sono trascorsi dieci anni, parole che sembravano inequivocabili ora non lo sono più.  
Quando mi dimettono ricevo un appuntamento da lì a due giorni: lunedì alle 10 visita pediatrica di Lorenzo, sembra obbligatoria e gratuita, scoprirò che non è così. Come scoprirò che è stato dato appuntamento a 25 bambini alla medesima ora. Ritrovo tutte le mamme compagne di avventura, in particolare sono felice di rivedere Alessandra, donna piena di energia dal sorriso intelligente, continua indignata a scattare foto a quella assurda folla di neonati in attesa. Lavora al Policlinico, è medico anestesista, il suo bimbo ha l’ittero: «Sono costretta a tornare qui tutti giorni per la terapia, ogni volta resto ore ad aspettare, da domani proverò a cercare un altro ospedale per mio figlio, qui è diventato impossibile lavorare e curarsi». Nel reparto Ostetricia, Ginecologia, Perinatologia e Puericoltura del Policlinico nella mancanza di riguardo sono democratici, non concedono favoritismi a una collega, nessuna eccezione: tutti i bambini con 6 giorni di vita ammassati in un corridoio dove si soffoca e non ci sono sedie. Finalmente compare una dottoressa ma è solo per urlarci contro con un’aggressività preoccupante che lì non possiamo allattare, è vietato. La ignoro e continuo a tenere mio figlio al seno. Alle tre del pomeriggio riusciamo ad andarcene, 5 ore di attesa per una visita a pagamento che è durata esattamente 6 minuti e mezzo.
Ho digerito l’esperienza pensando a tutte le donne che partoriscono davvero in situazioni estreme in troppi luoghi del mondo, ma come ha detto un mio meraviglioso amico volontario di Emergency: «Almeno con amore intorno».
Prima anche sul peggiore degli ospedali italiani si sentiva spesso affermare che comunque il reparto maternità funzionava bene. C’è stato un tempo in cui il nostro Paese amava i bambini, quel tempo è finito.

Federica Morrone