Hanno questo modo di dire i francesi che mi fa venire voglia di suonarli come una batteria.
Ma che vor di ?
Hai perso il lavoro, già stai incazzato/depresso di tuo, loro ci mettono su un bel carico da 100 chiedendoti " che cosa sei diventato adesso ? "
e che sono diventato ? quello che ero prima, una persona, con una vita, una famiglia, degli amici, degli interessi.
Senza lavoro ma con tutto il resto, tutto quello che avevo prima.
Invece loro hanno questo modo di dire che è come se la tua identità fosse data dal lavoro.
Bello, soprattutto quando cambi spesso lavoro: che cosa diventi ? una commessa, un barista, un cameriere, un avvocato, un ingegnere, una giornalista.
Cosa diventi ?
Una persona, un essere umano, io.
Non è che ti domandano " adesso che fai, di cosa ti occupi ? ".
Che quello ci sta, è comprensibile.
Che cosa diventi ? Come se il lavoro che fai potesse farti diventare una persona diversa.
Ti dà delle competenze, nuovi punti di vista, nuove conoscenze.
Ma sempre tu sei.
Come se da domani mi mettessi a zappare la terra ( magari ne avessi una ) e allora diventerei contadina e non sarei più tutto quello che sono stata fino a ieri, non contano più gli studi, gli anni all'estero, le esperienze, essere mamma e moglie ecc.
Questo voler a tutti i costi definire qualcuno da quello che fa: guarda, c'è il Dottore, l'avvocato, e frequenta un po' la gente di un certo livello, dei professionisti. Cioè dei laureati.
Di professionisti e figli di professionisti ne ho conosciuti e ne conosco tanti ( lo sono anche io, to' ) e, senza voler generalizzare, non è davvero questo a fare la differenza, quel pezzo di carta che li legittima a presentarsi come Dottori, tutti, basta che siano laureati, come se questo automaticamente gli desse qualcosa in più.
Mi fanno ridere ma si vede che loro ne hanno bisogno per sentirsi qualcuno, per mettersi al di sopra degli altri, per sentirsi più sicuri di sé.
Non sono più Francesca Trocino, sono la Dottoressa Francesca Trocino.
e dunque ?
E poi vai ad ascoltare una conferenza di Pierre Rabhi, che la laurea di sicuro non ce l'ha ma ti fa venire voglia di diventare una persona migliore, di vivere in un modo diverso, di pensare un po' più all'essere che all'avere, che di questi tempi facile facile non è.
Oppure leggi ( e rileggi ) Terzani e pensi che, dopo una vita spesa ad essere e fare il grande giornalista, si è ritirato sull'Himalaya dov'era il signor nessuno.
Anam, il senza nome.
Altro che qu'est ce que tu deviens !
ps. per i soliti polemici, non è un post contro i laureati, contro i professionisti che svolgono bene il loro lavoro, contro chi ha avuto la possibilità di studiare. E' un post contro quelli che usano i loro studi come un vanto invece che come mezzo di conoscenza. E che rompono le balle al prossimo.