Nove mesi fa Carlo, prima ancora Serena, adesso Annet.
Sono davvero triste, penso a Francesco e ai ragazzi, alla loro famiglia così unita, a loro due sul canotto in mezzo al mare, ad Annet quando parlava in dialetto...ho tanti ricordi, nonostante i pochi anni di conoscenza.
Che tragedia terribile.
Penso a lui, a come si sentirà solo adesso...ma penso tanto anche a lei, cosi giovane, cosi viva, con tante cose da fare, una vita piena, tanti progetti.
Chi rimane soffre, tanto, immensamente, ma, prima o poi, un giorno o l'altro, il dolore diventerà pace. O forse no, ma la vita farà il suo corso, si andrà comunque avanti, non si può fare diversamente.
E quelli che ci lasciano? Quelli che vanno dal dottore per un controllo, per una cosa da niente, per un fastidio appena accennato e si sentono dire: “Signora, lei ha il cancro”, come si sente una persona che riceve questa condanna a morte?
Come può accettare l’idea di lasciare la propria vita a metà, in sospeso, di non poter realizzare i propri sogni, i piccoli e grandi progetti, di non poter più baciare i propri figli, di non vederli crescere, di non poter più dormire accanto alla persona che ama…
Non riesco a smettere di pensarci.
Da quando sono diventata mamma la paura della morte mi accompagna sempre.
Non che prima non ci pensassi, ma era un pensiero remoto, occasionale: lasciami stare signora morte che ho ancora tante cose da fare.
Adesso, invece, la vedo ovunque, anche in un piccolo malessere, anche nel giro in bicicletta su una strada trafficata, in un volo Ryanair di troppo...lasciami stare signora morte, ho un bambino di due anni, voglio vederlo crescere.
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