lunedì 30 marzo 2015

Eroe per un giorno

Oggi ho assistito ad una scena che mi ha commosso.

Non é che ci voglia molto, a dire il vero.

Da quando sono rimasta incinta mi commuovo per la qualunque, per la tenerezza dei bambini, per i gesti d'amore di un papà affettuoso ma anche per la pubblicità del pandoro Bauli a Natale, dei baci Perugina a San Valentino e pure dell'uovo di Pasqua della Kinder ( così, per restare in tema di festività e anche di pubblicità non occulta ).

Ma quello che ho visto oggi meritava le lacrime di commozione e l'applauso, mio e delle altre persone che hanno assistito alla scena.

Lungomare, spiaggia già affollata come fosse giugno (  quasi tutti russi ) e tanti, troppi piccioni.
Li odio, credo sia noto a tutti.

Anzi, non li odio ma mi fanno paura, una paura folle ed invalidante.
Queste spiagge sono meravigliose ma invase da questi uccellacci che zampettano tra i corpi al sole alla ricerca di briciole.
Ci sono anche i gabbiani ma almeno questi sono ancora selvatici, scendono sulle spiagge solo la mattina presto quando non c' é quasi nessuno.

Pomeriggio ce n'era uno in acqua, il che non é una novità.
La cosa strana che mi ha fatto fermare a guardare, e tanti altri come me, era il fatto che in cielo, proprio sopra di lui, volavano in circolo tantissimi altri gabbiani.
E facevano un chiasso infernale.
Era chiaro che ci fosse qualcosa che non andava e, infatti, dopo qualche minuto abbiamo capito di cosa si trattava: il gabbiano in acqua apriva le ali per provare a volare ma non ci riusciva.
Sembrava ferito.

Tutti dalla riva guardavamo ma nessuno sapeva cosa fare; una signora é andata alla vicina scuola di vela a chiedere se potevano aiutarlo, magari avvicinandosi con una barca, non so.

Mi si stava spezzando il cuore.
A me, con la fobia dei pennuti.

Avrei voluto fare qualcosa ma non avrei saputo cosa.
Forse si fosse trattato di un cane mi sarei tuffata per prenderlo ma un gabbiano... 

E mentre noi assistevamo a questa scena straziante del gabbiano che non riusciva a volare e dei suoi compagni che gli restavano intorno, un Uomo con la U maiuscola, si é tuffato, ha nuotato fino a lui, lentamente si é avvicinato ed é riuscito a farlo entrare in un sacco di tela.
Poi lo ha trascinato fino a riva ( saranno stati un 200 mt ), lo ha tolto dal sacco e, mentre con una mano gli teneva fermo il becco, con l'altra, e con l'aiuto di un altro bagnante, é riuscito a liberare un'ala da una corda, un filo lunghissimo, non saprei, in cui era rimasta incastrata.
Poi lo ha liberato e lui é volato via, ha fatto dei giri incredibili in alto nel cielo, poi ha planato sul mare ed é ripartito seguito dai suoi compagni.

Ecco.
Io mi sono commossa.
Perché quest'uomo si é tuffato per salvare un animale selvatico da morte certa.
Perché lui ha fatto qualcosa mentre noi stavamo solo li a guardare pensando " come faccio ad aiutarlo " oppure " é la natura, pazienza ".

Quest'uomo ha salvato una Vita.

Se invece di un gabbiano fosse stato un altro essere umano, ci sarebbe stata tanta esitazione ?
A giudicare da quello che si sente e si legge tutti i giorni, forse si.

Ma questo signore mi fa ancora sperare nel genere umano.

domenica 15 marzo 2015

Un anno di noi ( ad Antibes )



Un anno puó essere breve o lunghissimo.
Un anno a Londra é volato via come il palloncino di Andrea una volta per strada.
Velocissimo e senza possibilitá di averne un altro ( non subito, comunque ).


Ogni anno in Belgio é stato lungo come quando mi siedo sulla poltrona del dentista, come l'attesa dei risultati di un esame, come un appuntamento con un ragazzo bello ma poi scopri che ha il quoziente intellettivo di un pacchetto di crackers.
Lentissimo !


Oppure un anno puó essere semplicemente giorni spesi bene, tante ore di sole, weekend alla scoperta di nuovi posti da amare, serate in compagnia di nuovi amici, nuove possibilitá di lavoro, nuovi incontri.


Il nostro primo anno in Francia.
Il nostro primo anno ad Antibes.
Il nostro primo vero grande desiderio ( dopo Andrea, chiaro ) diventato realtá.
E adesso niente ci sembra piú troppo lontano o difficile da raggiungere.
Adesso sappiamo che possiamo farcela.
" ... non solo camminare su una fune ma anche volare..." ( H.Hesse ).